MARTEDI
La mattina Guido e Milly si sono svegliatti presto. Io, come di solito,
sono restato un bel po' sulle materassini. Intanto, nella casa, la
vita giornaliera era giá iniziata. Di solito risvegliano i
bambini prima delle sette per allestirli per la scuola. Anche a questa
ora, il padre di Heri comincia il suo lavoro privato come riparartore
di biciclete. Per questo dalla mattina presto cominciano pure a bussare
la porta, sopratutto per conto dei neumatici sgonfiati prima poco
di partire per gli impegni. Ma oggi a casa c'era qualcosa di diverso.
Oltre noi, Guido e Milly hanno chiesto ai bambini di farli una fotografia.
Da quando é iniziata la crisi economica nella nostra isola
a inizio 1990, fotografarsi é diventato un lusso costosso.
Una fotografia puo costare fino 1 dollaro che rappressenta tra il
6 e il 13% dello stipendio mesile di un cubano. Poi se si comprassi
il rullino e si sviluppassero le fotografie puo costare fino 50-100
% dello stipendio mensile. Quindi, per i bambini e i giovani nati
in questo periodo che non hanno goduto gli anni 80 quando ancora c'era
l'URSS, fotografarsi non é qualcosa normale e semplice, anzi,
un'avvenimento unico che si debe rendere quasi perfetto.Per questo
che si sentiva uno andari vieni dei bambini e delle loro madre in
cucina. Una bella pettinata, le scarpe lucicanti, la divisa di scuola
oppure la maglietta da suo padre in servizio internazionalista come
medico nel Paraguay (come il Che, forse per questo il lemma dei bamabini
a scuola la mattina e' "Pioneri per il comunismo, saremmo come
il Che" ). Dopo che mi sono risvegliatto lo scatto era stato
giá fatto. Ho preso il caffé. Guido ha lasciato pure
un po dei semi che aveva comprato allo Escambrai e siamo usciti dopo
per girare la cittá sotto la luce del sole. Siamo andati nello
stesso parco Vidal della sera prima per fare qualche fotografia e
poi siamo andati andati finalmente nella piazza del Che. E' sempre
custodita con poliziotti che indicano dove parcheggiare, dove entrare,
dove lasciare le borse e le camere fotografiche (perché dentro
non si puo fotografare).
Siamo entrati in una prima stanza museo in cui ci sono oggetti, documenti
e fotografie rilative al Che, sopratutto riguardante al suo periodo
in Bolivia. Abbiamo pure trovato elencata le sue truppe, sia a Cuba
che a Bolivia. Ed é stato una bella sorpresa per noi trovare
mio zio nominato tra le sue truppe cubane. Tutti loro, quelli ancora
vivi, lo hanno accompagnato in formazione guerrigliera quando é
ritornato in Santa Clara nel 2000. Quel salotto bianco e vetrato lo
abbiamo finito in mezza ora. Oltre il nome di mio zio elencato ci
ha emozionato vedere il basco nero e il giubotto utilizzato dal Che,
anche nella sua fotografia piu classica fatta da Korda. Qualcosa di
simile abbiamo gia visto Guido ed io al Museo della Rivoluzione alla
Avana. Finimmo quella mostra e le signore silenziose che lavorarno
all'interno del museo.ci hanno indicato il modo di raggiungere il
Che e i suoi compagni. La porta di legno la ha aperto l'impiegata
e siamo entrati ad un posto diverso e soggestivo. Io lo avevo giá
visto il giorno del funerale e lo sapevo ormai selvaggio, naturale
e modesto. Era completamente rivestito di stecchi di legno, pavimento
nero lucicante da scivolare e in forndo una simbolica foresta da cui
sorgeva il canto di un'uccello. In uno inizio abbiamo cercato di spiegare
qualcosa a Guido e l'impiegata ci ha indicato di restare zitti. Da
questo momento capimmo quanto avevano pensato al Che per costruire
questo monumento definitivo un po' ribelle e selvaggio. La tenera
luce dell'interno usciva da piccoli sorgenti inchiodati nel legno.
In una delle parete stavano in formazioneparte della truppa riposante,
quelli che finora sono stati trovati in Bolivia. Altre lapide rimannevano
ancora vuote. Ogni lapida aveva stampata la immagine d'ognuno.
Quella del Che era la piu grande, al centro ma ancora piu bello era
il riflesso di una stella sulla sua lapide e noi non abbiamo mai capito
da dove sorgeva. Senza dubbitare era il posto adeguato alla sua condizione
guerrigliera e rivoluzionaria. Un'omaggio di cui si fosse rifiutato
in vita ma che altri considerano poco. Siamo usciti zitti sotto una
fina pioggia invernale pure se con 25 ºC. Guido ha preso la camera
per fotografare almeno l'esterno del monumento, sopratutto lafigura
di bronzo del Che che giaceva fuori davanti alla piazza come davanti
alle sue truppe. Ne ha fatte tante giocando colla luce del sole e
le nuvole. Abbiamo pure scoperto un testo in bronzo sulla petra che
sosteneva lafigura del Che. Ed era proprio il testo che con fatica
avevamo cercato Milly ed io permostrarlo a Guido; la lettera di congedo
del Che prima della sua partita in Bolivia. É la lettera di
un rivoluzioonario romantico liberandosi delle sue responsabilitá
come dirigente, riconoscendo i suoi sbagli e congedandosi della sua
famiglia e del suo popolo per andare a liberare altri popoli latinoamericani.
É una lettera carca di sentimenti, semplicitá e valori
che tutti noi cubani giovani imparammo a memoria nella scuola elementare.
E non proprio perché ci forzano i maestri, anzi perché
la sua poesia e sinceritá ci spinge a rileggerla in cerca di
quello che cosi piccoli non capiamo ancora. É stato uno scopo
del viaggio all'interno che forse Guido non lo avrebbe mai immaginato
prima di arrivare in Cuba.
Comunque,
davanti a quella sorpresa Guido ci ha fatto una domanda che solo oggi
la posso rispondere; -Ma come sono sicuro che sono state le sue ossa
le trovate, quelle del Che?- Io ho sentito poco fa la storia dello
antropologo che ha scoperto il Che in Bolivia. Lui é un professore
della mia facoltá e lavora nel laboratorio vicino al mio. Da
quando hanno individuato dei corpi atterrati eravano convinti che
ci fosse il Che. Secondo la ricerca storica sapevano che lui era stato
atterrato in un gruppo di sette. Di lui avevano tutto lo studio odontologico
che coincideva 100%. Anche é stato atterrato col suo giubotto
nero in cui coincidevano le lessioni del corpo con i danni nel tessuto.
Poi a lui mancavano le mani. Dopo il suo assasinio le hanno tolto
le mani per mandarle in Argentina per comprovare che le sue impronte
digitali coincidevavo con quelle della documento di nascita. Per ultimo
oltre tutto lo studio antropologico fatto da specialisti cubani e
argentini (participarono pure tecnici italiani) hanno fatto uno studio
del ADN che ha confermato la sua identitá. Quindi, credo che
non si possa dubbitare della sua identitá ad essere davanti
al vero Che Guevara. Guido ha ancora voluto continuare in cerca delle
immagini del Che.
Per questo siamo andati nel monumento al derogamento del treno militare
blindato. É stata la piu importante strategia eseguita dal
Che nei combattimenti di Santa Clara nel 1958. Con questo derogamento
evitava l'arrivo di rinforzi militari nell'oriente della isola. Oggi
restano piazzati come restarono in quel 1958, l e carrozze blindate
derogate e diventate museo. Poi siamo andati piu avanti in cerca di
una interessante scultura del Che con un bambino in braccia fatto
a scala quasi reale e colocata davanti alla sede provinviale del Partito
Comunista di Cuba (PCC). Anche qui Guido avrebbe bisogno di un'intero
rullino da scattare. Questo Che era pieno di piccoli dettagli; aveva
un Quijote che gli scendeva a cavallo per le spalle, guerriglieri
che marciavano come nelle montagne per le rughe della camicia e bambini
che uscivano per tasca. Ecco tutto fatto nella cittá del Che.
Prima d'uscire della cittá siamo andati dal padre di heri che
stava a trovarci della benzina economica (0.50 dollari) preso un vicino
di casa sua e poi siamo andati in un mercato popolare per cercare
delle frutte e pane ma ne abbiamo trovato solo mandarine e papaya
anche salsa maionese.
Milly ha fatto Guido assaggiare il gurapo de caña, cioé
il zucco della canna da zucchero spremuto con delle macchine artigianali.
Di solito a tutti noi cubani piace. Anche é piciuto a Guido.
Dicono che per gli uomini ha uno effetto afrodisiaco. Da quando eravamo
alla Avana ad organizzare il viaggio, Guido avrebbe voluto visitare
Cayo _______ (La isola dove pensavamo andare in Santa Clara ma poi
non siamo andati, cercala nella carta che hai portato con te). É
uno di quelle isolette intorno alla grande isola di Cuba e che non
sono stati mai abitati. Quindi li hanno riscoperto per il turismo
con spiaggie vergini e vegetazione e natura selvaggia, mai toccata
per l'uomo. Lí abitano fenicotteri rossa, le tartarughe arrivano
la sera in spiaggia per porre le uova sotto la sabbia, i gamberi e
i pesci si possono toccare nell'acqua cristallina dei fondali dei
fiumie e il mare e i delfini accompagnano ai viaggiatori quando stanno
per raggiungere l'isola col terrapieno costruito in mezzo al mare
o colla nave. Lí gli alberghi sono come ville tropicali fatte
di legno, terracotta e a due piani le piu alte. Secondo le autoritá
tutti gli investimenti sono controllati dal Ministero di Scienza e
Medio Ambiente. Ma i cubani, i padroni eterni di tutto quel paradiso,
non ci possono andare perché é vietato. Sono solo isole
riservate ai turisti stranieri. In questo Cayo _______ sembrava che
potevamo andare tutti e tre. Nonostante questa mattina lo abbiamo
rivalutato perché era troppo distante pure se quelle immagini
andrebbero bellissime per Guido. Per questo siamo uscitidella cittá
e abbiamo preso le vie secondariedel nord verso Sagua la Grande. La
natura si risvegliava un po' diversa di quella di Pinar del Rio e
quella della costa sud. Adesso passavamo tra immense pianure verdi
con scarsi alberi e assai allevamento di bestiame. Prima di sagua
la Grande, ci siamo fermati a Cifuentes, erano le 13:47. Lí
abbiamo mangiato pizza per 0.15 dollari. Abbiamo trovato il pane (0.50
dollari), acqua purificata e biscotti. Questi due prodotti invece,
in un negozio in dollaro. A Sagua la grande siamo arrivati alle ore
14:10. Non ci siamo fermati perché attraversandola abbiamo
visto che era un villaggio tipico dell'interno dell'isola di cui ne
abbiamo attraversato 32. Quasi alla uscita del villaggio la macchina
si é cominciata a fermare. Guido lo aveva gia notato da prima
ma non ce lo aveva detto. Milly e Guido caddero in uno stato di disperazione
guardandosi in faccia con gli occhi aperti. Io invece, ho chiesto
la calma. Non eravamo proprio in fine al mondo e per fortuna eravamo
ancora nel villaggio e non proprio in mezzo al mare se avessimo desciso
di andare nella isola col terrapieno. In questa situazione io mi sono
dichiarato il capo della spedizione e ho desciso di tornare indietro
a chiedere per un meccanico. Guido sospettava che la benzina aveva
l'acqua. Avanzavamo a tratti e si spingeva la macchina ma in questo
modo e colla informazione di qualcuno, siamo arrivati in casa di Jorge
Pedro. Ci ha riscevuto suo figlio che faceva il suo aiutante. Lui
lo ha subito chiamato. Il padre parlava poco, ci ha domandato cosa
succedeva e ci ha chiesto di girare la macchina per farla entrare
indietro nel suo garage. Ha controllato prima i meccanismi della pompa
di benzina e ha finalmente desciso estrarre tuuta la benzina dal servatoio.
Collo aiuto del suo figlio é riuscito, ma prima suo figlio
ci ha chiesto di mostrargli i bidoni vuoti con cui abbiamo comprato
la benzina. Sotto i resti di benzina c'era uno strato d'acqua. Lo
stesso é succeso con quella stratta dal serbatoio, ma per noi
cubani era un peccato tirare via tutta quella benzina e per questo
i meccanici si sono mesi a estrarre la benzina (10 litri) e lasciare
i fondali coll'acqua. Guido é rimasto stupito perché
loro succhiavano con la bocca per creare il flusso di benzina nel
tubo, ma io lo ho visto fare sempre cosi. Non ho mai immaginato una
pompa che faccia questo compito. Dopo pulire la benzina hanno cercato
di pulire la pompa di benzina. Loro abituati alle antiche macchine
americane degli anni 50 e anche a quelle russe si sono sorpresi di
vedere la nostra pompa tutta chiusa da non disarmare, come se dopo
sporca si doveva tirare. Ancora colla bocca e un po' di pressione
la hanno cercato di pulire. Nonostante tutto quello impegno hanno
dichiarato modestamente di non conoscere bene la meccanica di questi
auti moderni in cui tutto é controllato elettronicamente. Qualche
volta il giovanotto Julio Cesar si scappava dal suo compito e ci si
avvicinava per parlarci della sua famiglia, della benzina. Anche ha
invitato Milly a fare pranzo. É stat molto interssante la sua
spiegazione sulle antenne FM. Lui si considerava un entusiasta della
elettronica. Tutto quanto sapeva lo aveva imparato da solo, sopratutto
disarmando radioricettori e disegnando antenne. Ci ha mostrato con
emozione l'iniziativa di un suo vicino che si ha fatto costriure una
antenna FM smontabile. La faceva salire la sera e poi la mattina la
tirava giu attraverso un meccanismo elettrico. Nel nostro paese, certe
tipi di antenne che riscevono segnali di radio e TV dagli USA sono
vietate dal governo. In tanto la macchina era pronta e Guido ha chiesto
a Jorge quanto costava il servizio. Lui ha detto 5 dollari, di cui
Guido anche é rimasto stupito perché lo stesso servizio
d'urgenza in Italia costerebbe verso i 50 dollari. Sono stati proprio
bravi al fare tutto questo lavoro in una ora e mezza senza conoscere
bene i meccanismi della nostra Daewoo tico. Riprendiamo strada alle
ore 16:00 per la strada di Corralillo. Jorge Pedro e suo figlio ci
hanno detto che forse ancora la pompa restarebbe un po' sporca perché
loro non potevano aprirla per pulirla, per questo ci hanno indicato
cosa fare se la macchina cominciava a fermarsi come prima. Anche per
questo i meccanici sono stati bravi perché ai 30 Km la macchina
é ricominciata a fermarsi, ma una soffiata alla pompa, la cui
ho imparato a smontare, é bastata per continuare viaggio senza
fermarsi piu. Da questa parte un consiglio molto importante dobbiamo
strarre; ci vuole cura quando si descide comprare benzina economica
nel mercato nero. Ci vuole conoscere bene a chi si compra la benzina
oppure controllare che sia presa direttamente dalle pompe dei distributori.
La via secondaria che abbiamo seguito aveva poco transito e le fermate
per soffiare la pompa di benzina ci permattevano godere quel paesaggio
in mezzo alla via e con suono di natura stereo. Il sole é cominciato
a scendere poco dopo, quindi cominciamo a chiedere per strada dove
trovare un campeggio popolare in cui restare la notte.
Ci hanno informato che tra Corralillo e Sierra Morena c'erano due.
Lí siamo arrivati, eravano tutti e due in riva al mare, con
delle stesse spiagge isolate a cui eravamo ormai abituati. Ma questa
volta avevano pure le palme da cocco. Purtroppo non abbiamo potuto
rimanere. Da quando é passato l´uragano Michelle alcune
settimane fa, li avevano destinati alle famiglie colpite dall'uragano.
Anche siamo entrati in un villaggio turistico in cui c'é una
villa-sanatorio con acque medicinali. É stato molto impressionante
entrare per tre Km di vie isolate e trovare tre alberghi turistici
chiusi e vuoti, come se fosse proprio una villa incantata. Abbiamo
trovato solo due presone che ci hanno detto che eravano chiusi per
conto dell'uragano e che ospitavano soltanto i lavoratori che ristauravano
la telefonia e la elettricitá. Neppure allora c'era qualche
capo che descidessi la nostro favore. Riprendiamo la via un po' spenzierati
pure se l'ultima notte la potevamo passare distesi in riva al mare.
In mezzo a quella caccia di pernottamento, qualcosa curiosa é
succesa; Ci siamo fermati in quella via incredibilmente isolata per
fotografare un cartellone del Che, anche ma in senso contrario veniva
uno in bicicleta che si é fermato alla nostra stessa volta
e preso una camera fotografica per fotografare la stessa immagine.
La sorpresa ci ha fatto scambiare le prime parole. Lui era un canadese
che girava l'isola come noi ma da solo e in bicicleta. Voleva arrivare
la sera in santa Clara perché i camping erano tutti chiusi.
Per stada Guido Rosso ci ha pure fatto il racconto di un suo sbagliato
ragionamento che faceva da tanti anni fa. Ci ha ricordato la canzone
"El Pueblo Unido" degli Inti Illimani ma sentita a casa
nostra in versione di Claudione (CB) ....el pueblo unido jamas será
vencido....(...il popolo unito non sará mai vinto...) ma nel
suo cervello sinistro aveva sempre capito ....il popolo unito amazzerá
Vencido...Ma chi é questo Vencido? -Ci hachiesto lui- Per caso
un dittatore latinoamericano?. Villaggio dopo villaggio non abbiamo
avuto succeso coll'affitto. Tutti ci indicavano d'arrivare in Marti
perché era piu grande e quindi c'era piu opportunitá.
Prima di arrivare, giá di notte, Guido ci ha chiesto se si
poteva prendere uan canna da zucchero per assaggiarla. Nel buio sono
sceso della macchina e andato nella piantagione ai fianchi della via.
Con un po' di fatica ne ho dissotterratto tre.Arrivamo in Marti e
ci siamo fermati ad un bar per chiedere informazione. Un'uomo assai
giovane ci ha detto d'aspettare per chiedere ad una sua vicina. Tra
tanto anche noi siamo andati ad un alberghetto locale per chiedere
pure informazione ma era pure occupato con lavoratori della elettricitá
che ci stavano da dopo l'uragano. Proprio all'albergho ci é
andato a cercare l'uomo che dopo ci ha portato da una casa vicina.
La signora di casa era molto timida e ci ha detto di si per 3 dollari.
Ci ha mostrato la casa, ci ha indicato come parcheggiare la macchina
nel suo cortille e ci ha prestato un suo coltello per assaggiare la
canna da zucchero. Per Guido é stata anche buona. Poi, abbiamo
desciso d'uscire per mangiare qualcosa, ma l'unico posto trovato lí
vicino é stato lo stesso bar in cui ci siamo fermati all'arrivare.
Abbiamo mangiato pane e prosciuto, pane con bastoncini di carne e
farina e pane con dolce di guayaba. Tutto per meno di 0.50 dollari.
Poi a casa abbiamo comprato alla padrona di casa delle gaseose per
0.10 dollari ognuna. La signora ci ha riscaldato un po' d'acqua per
fare bagno. Lo ha fatto con un curioso strumento (per Guido, perché
noi lo conoscevamo, anzi, io lo so fare) fatto con due lattine vuote
e legno, che poi si collega alla elettricitá e fa bollire l'acqua
subito. Lei ci ha lasciato da soli ed é andata pure in casa
di una sua vicina per chiedere in prestito una lampadina per la sua
stanza da bagno. L'uragano l'aveva colpito pure a lei e tutto quanto
risparmiava era per riparare il tetto di casa. Suoi figli si dedicavano
all'allevamento di maiale nel cortille di casa e dovevano pure comprare
del cibo, ma alla fine colla vendita della carne qualcosa si guadagnava.
Noi abbiamo dormito tutti e tre nello stesso letto. Quella casa era
pulitissima ma era piena zeppa di zanzari. Loro non ci hanno lasciato
restare un po´ in salotto a chiaccherare sulla Sicilia e sul
dialetto siciliano. É bastato soltanto per imparare a dire
che Guido non é riuscito a fare u bagno cu u cato (col secchio).
La padrona di casa ha meso la zanzariera nel letto e per Guido é
stato l'ultima interessante esperienza di quella giornata. |