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PinarSabato

Guido "Rosso" è stato il primo a risvegliarsi, di seguito Milly che tutte le mattine mi tirava le dita dei piedi. Abbiamo fatto colazione ma preoccupati perchè oramai erano le 8:00 e non c'era ancora il sole, solo un cielo grigio coperto di nuvole. Le fotografie di Guido rischiavano forse nel posto di natura più bello dell'isola. Siamo partiti alle 8:30 verso Viñales a solo 12 km da Pinar, la strada un pò curva e il paesaggio molto bello. Subito siamo arrivati al piccolo albergo rosso "Los Jazmines", un palazzo a pochi piani nel posto giusto e messo in ordine colla natura. Il vallo controllato dalle sue terrazze era ancora sotto la pioggerella del mattino. Tutto era sotto un pacifico equilibrio, i gridi dei contadini a chiamare i loro animali non disturbava il canto degli uccelli. A tutto quell'incanto verde mancava soltanto il sole per deffinirlo tipicamente cubano. Siamo scesi colla macchina della collina in cui si trovava l'albergo, affamati di toccare di vicino quella incredibile natura, attraversammo il villaggio di Viñales per andare fino al "Palenque Cimarron": Sotto uno dei mogoti coperto di foresta c'era una grotta che da una parte era controlata da un bar notturno che pure isolato e semplice ci chiedevano 5 dollari per attraversarla.

VinalesMilly ci ha dato l'idea di seguire il terrapieno che circondava quel mogote. Nei primi 200 metri abbiamo visto un contadino seduto all'ingresso di una campanna per curare folgie di tabaco, da dove lui poteva controllare quel valle nascosto tra le coline. Pure lí c'era un ristorante fatto di legno e foglie di palme in cui sistemavano tutto per aprire a mezzogiorno. Lí dietro al ristorante c'era l'altro ingresso della grotta che senza difficoltá (e senza pagare) abbiamo visitato. Al ritornare per il terrapieno Guido ha fato le fotografie al contadino che gli ha rigalato pure due fogli asciutti di tabacco che aveva in tasca. Proprio in quel attimo spuntava il sole (9:30) per regalare a Guido una bella foto come i fogli con cui viene fatto il miglior tabacco al mondo. In cerca di grotte ancora piú affascinanti andammo avanti per 1-2 km su una strada custodita dai mogoti calcari coperti di palme e felci preistorici (gli ultimi chre restano al mondo). L'umidità dell'ombra e il sole che per ore mancava faceva luccicare quella campagna come se fosse un plastico nuovo, colorato paesaggio che ci faceva vedere mango per papaya, però finalmente in bocca avevamo dei mandarini piccoli e colorati ma dolcissimi. Tranne noi, tutti facevano la strada a piedi pure se al villaggio c'era l'ufficio d'affitto macchina e biciclete.
VinalesNon é stato difficile capire il perché. Arriviamo a "La cueva del indio" (Grotta del Indio) cui si raggiunge tramite pure un moderno ristorante e poi un giardino tropicale. 5 dollari ha costato a Guido, 5 pesos (0.25 di dollaro) a Milly e a me. Spesa che abbiamo subito dimenticato all'ingresare in quel buio di petre illuminato a volte da focollari e luci indirette. Milly, neppure il guida ci avevano descritto quello che veniva; un fiume sotterraneo con otto metri di profonditá e con sa chi che cosa di fantastico. María almeno di fantastico ci hanno fatto vedere, facendo il giro in una nave a motore, le figure animali e umane fatte sulle rocce dalla natura. Il giro in nave è finito in un posto che vorrei fosse il cortile di casa mia. In quel spazio c'erano pure gli artigiani, sempre in dollari. Guido ha comprato la cartolina della donna col tabaccone in boca per mandarla poi ad un suo amico che ha il negozio di tabaccheria. Per uscire abbiamo fatto il giro alla grotta a piede fino la macchina (dalla foresta ci chiamavano di nascosto per proporci del mangiare). A me sembrava di aver assistito al vertice di quella passeggiata; il fiume dentro quella grotta, i mogoti, l'umidità e l'ombra sulla strada che favoriva la crescita di una natura esotica e selvaggia. E quelli che ci abitavano, abituati a passare su camion e cavalli senza accorgersene, pure loro sembravano fiori nel giardino. Sulla strada di ritorno siamo passati di nuovo per il villaggio di Viñales per continuare verso il Mural de la Prehistoria. La strada continuava a regalarci la campagna coltivata dai contadini, ogni tanto una coppia di turisti che facevano la strada a piedi. Guido ci chiede pure quando era stato fatto questo gigante dipinto, ma non aspettava la data di seconda metá del ventessimo secolo. Poi anche si é stupito perché si pagava pure per ingressare nel valle da cui si controllava vicinissimo il dipinto. Prima di arrivare ci chiedevamo per le ragazzine che in corsa giravano un campo per poi crocciare la via e girare un altro in cerca di bandierine rosse. Poi abbiamo saputo tramite un gentile ragazzo, di cui ne parleremmo poi, che eravano ragazze del liceo militare a fare una competizione in campagna. All'arrivare scoprimo subito quel gigantesco dipinto, sembrava proprio preistorico.
VinalesScintilava il blu, il rosso e il giallo per far somigliare animali, uomini in caccia e il sole. Quella immagine meritava la fotografia che abbiamo finalmente fatto pure se non abbiamo mai pagato, pure se Guido ha dovuto mettersi tra l'erba per evadere i fili dell'electricità. In tanto due ragazzi francesi che ci hanno fermato ci hanno fatto fiorire la curiosità chiedendoci per "gli acquatici". Milly che fa la scuola di francese ha dovuto concentrarsi per uscire dall'italiano e lo spagnolo e fare, forse per la prima volta, uno uso prattico del suo francese. Un gentiluomo ci ha fatto l'invito per visitare un campeggio popolare lí vicinissimo (Dos Hermanas) e ci ha spiegato quanto si poteva fare; scallare i mogoti, visitare grotte. Per i turisti l'affitto costava 8 dollari per giorno in stanza per due. A lui abbiamo pure chiesto per gli acquatici e ci ha risposto, facendoci pure ricordare un riportaggio trasmeso in TV un anno fa, che loro sono un gruppo di 27 personne ( otto famiglie) che abitano all'interno delle montagne a un'ora e mezza di viaggio in cavallo e che hanno la credenza di guarire ogni malattia coll'acqua della montagna. Ma il più bello per me era il minimo contatto che avevano con il resto del mondo. Forse per questo ci arrivano turisti interessati in visitarli. In qualche modo abbiamo iniziato il cammino per salire nelle montagne ma soltanto per vedere un pó di verde e pisciare, il cammino si puó fare a piedi seguendo un sentiero in mezzo alla foresta, ma il pavimento era paludoso per la pioggia di qualche giorni fa.
Nonostante ci ha fermato un contadino che ha chiesto di portarci dagli acquatici coi cavalli per 5 dollari ognuno, o forse 3, ma veramente non avevamo il tempo per andarci (ci volevano almeno 3 ore). La voglia di visitare questa gente particolare e questo posto sconociuto ci ha tentato per tante volte ma finalmente Guido ha detto; -lasciare sempre qualcosa da vedere è una buona ragione per ritornarci- e quella era una ragione forte. Io restai colla certeza di ritornare e restare con loro, se lo permetteressero, per una settimana, un mese. Da allora è stato un argomento che diffendevo spesso durante il nostro viaggio. Ritornando abbiamo visto ai francesi che camminavano proprio stanchi, forse neanche loro si sono decisi a salire sulle montagne. Ci avrebbe piaciuto prenderli fino al villagio ma giá avevamo datto passaggio a un ragazzo del campeggio poppolare. È stato tutto quanto ci offrí Viñales, forse dovrei aggiungere le fotografie che finalmente ha fatto Guido dall'albergo "Los Jazmines" al qualle siamo ritornati solo per questo, e per prendere una bella pianta che Guido voleva portare con lui in Italia per rigalarla a suo padre. Alle 14:00 eravamo ritornati in città, abbiamo mangiato qualcosa di cubano fatto dai genitori di Milly e ci riposiamo un bel pò. Verso le 17:00 siamo usciti a girare un pezzettino di quella città colorata e pulitissima, ma subito tramontava il sole, comunque qualche fotografia Guido ne ha fatte. La sera giá al buio, abbiamo fatto la stessa autostrada ritornando all'avana. Finora abbiamo fatto 490 km lasciando piú di una ragione per ritornare: la visita agli acquatici, le fotografie della cittá Pinar del Rio, Soroa (con il suo bellissimo orchideario nel cuore delle montagne del Rosario, riserva naturale della biosfera) e la autostrada alla luce del sole.
realizzato da Alessandro Catalfio - Fotografie di Guido Orlando - Testi diario di Ariel e Milly