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Ernesto
"Che" Guevara
"A 35 anni della morte
del cubano-argentino, o meglio ancora, del latinoamericano
Ernesto Che Guevara, non intendiamo fare un
discorso emotivo e romantico. In questa pagina,
vogliamo rendere omaggio e mostrare al Che uomo,
vivo, umano, al Che esempio per i giovani, per
trovare da essi la forza e l'esempio necessario
che rende protagonisti del nostro stesso futuro".
Ariel Basulto Perdomo 23/5/2002 |
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L'8 ottobre 1967, un destacamento di 180
rangers nei presi del villaggio di Higueras si scontra con i guerriglieri
del Che che stavano tentando di eludere l'accerchiamento. Il Che
viene ferito alle gambe e il suo fucile viene inutilizzato, cio
permette la sua cattura e dopo tormenti fisici e mentali, viene
freddato con un colpo al cuore il giorno dopo. Suo corpo e' scomparso
nella selva boliviana.
La descizione di uccidere il Che, poi di farne scomparire il cadavere
e infine di distruggere perfino la scuola in cui avviene il delito,
fu presa molto in alto ed eseguita con notevole tempestitá.
Tanto accanimento non si riverserebbe su un personaggio di poco
conto, su un fatto storico secondario, sui resti di uno stratega
di farmacia.
Nell'orazione funebre, Fidel Castro cosÍ esprime il suo
dolore per la morte del Che "...a
noi duole non solo d'aver perso in lui l'uomo d'azione, ma d'aver
perso l'uomo virtuoso, d'aver perso l'uomo di squisita sensibilitá
umana: ci duole l'intelligenza persa..."
Testimonianza di Rigoberta Menchú
Tum
Come
molta gente del mio popolo, la mia prima conoscenza del Che è
stata attraverso la sua immagine e i suoi simboli e non i suoi
scritti e la sua attività. Nei tempi più difficili
di questa lunga lotta per il rispetto dei nostri diritti umani
e come popoli indigeni, l'immagine del Che ha rappresentato la
coscienza e la determinazione di essere fedeli fino alla morte
alle idee cui crediamo.
Nei tempi attuali, nei quali per molti l'etica e i valori profondi
sono cianfrasuglie che si comprano e si vendono, l'esempio del
Che acquista una dimensione ancora maggiore. Come donna indigena
faccio una nuova lettura del pensiero del Che, di fronte ai giganteschi
sforzi dei popoli indios in tutto il mondo per ottenere il riconoscimento
e il rispetto ai diritti e ai valori millenari. Sicuramente avremo
dei migliori punti di vista sulle idee e le azioni di questo uomo
esemplare.Deve essere messa in risalto la profonda sensibilità
che il Che ebbe nei confronti dei problemi del mondo come la necessità
di cambiamenti. Nel cuore dei popoli vivrà semre la coscienza
internazionalista del Che.
Lettera di commiato del Che letta da Fidel
Castro nel 1967
L'Avana
"Anno dell'Agricoltura"
mi ricordo in questa ora di molte cose, di quando ti ho conosciuto
in casa di María Antonia, di quando mi hai proposto di
venire con te, di tutta le tensione dei preparativi.
Un giorno passarono a chiedere chi si doveva avvisare in caso
di morte e la possibilità reale del fatto ci colpì
tutti. Dopo sapemmo che era proprio così: in una rivoluzione
si trionfa o si muore (se è vera). Molti compagni sono
rimasti lungo il cammino verso la vittoria.
Oggi tutto ha un tono meno drammatico perché siamo più
maturi, ma il fatto si ripete. Sento che ho compiuto la parte
del mio dovere che mi legava alla rivoluzione cubana nel suo territorio
e mi congedo da te, dai miei compagni, dal tuo popolo che ormai
è il mio.
Rinunzio formalmente ai miei incarichi nella Direzione del Partito,
al mio posto di Ministro, al mio grado di comandante, alla mia
condizione di cubano. Nulla di legale mi unisce a Cuba, solo vincoli
di altro genere che non si possono rompere come le nomine.
Facendo un bilancio della mia vita passata, credo aver lavorato
con sufficiente onore e decizione per consolidare il trionfo rivoluzionario,
Il mio unico errore di una certa gravità è non aver
avuto maggiore fiducia in te fin dai primi momenti della Sierra
Maestra e di non aver compreso con sufficiente rapidità
le tue qualità di dirigente e di rivoluzionario. Ho vissuto
dei giorni magnifici e ho sentito a tuo lato l'orgoglio di appartenere
al nostro popolo nei giorni luminosi e tristi della Crisi dei
Caraibi.
Poche volte brillò più in alto uno statista che
in quei giorni; sono pieno d'orgoglio anche per averti seguito
senza trepidazione, identificandomi con la tua maniera di pensare,
di vedere e di valutare i pericoli e i principi.
Altre
terre del mondo reclamano il contributo dei miei modesti sforzi.
Io posso fare quello che a te è negato per le tue responsabilità
di fronte a Cuba, e ora è giunta l'ora di separarci. Si
sappia che lo faccio con un misto di allegria e dolore; qui lascio
la parte più pura delle mie speranze di costruttore e i
più cari tra i miei cari... e lascio un popolo che mi ha
accolto come un figlio; ciò lacera una parte del mio spirito.
Nei nuovi campi di battaglia porterò la fede che mi inculcaste,
lo spirito rivoluzionario del mio popolo, la sensazione di compiere
il più sacro dei doveri; lottare contro l'imperialismo
dovunque esso sia: ciò riconforta e cura ampiamente qualsiasi
lacerazione.
Ripeto ancora una volta che libero Cuba da qualsiasi responsabilità,
salvo quella che emana dal suo esempio. Che se l'ora definitiva
mi raggiungerà sotto altri cieli, il mio ultimo pensiero
sarà per questo popolo e specialmente per te. Che ringrazio
per i tuoi insegnamenti e il tuo esempio ai quali cercherò
di essere fedele fino alle estreme conseguenze delle mie azioni.
Che mi sono sempre identificato con la politica estera della nostra
rivoluzione e continuo ad esserlo. Che dovunque io mi fermerò.
sentirò la responsabilità di essere un rivoluzionario
cubano, e come tale mi comporterò. Che non lascio ai miei
figli e a mia moglie niente di materiale, ma ciò non mi
preoccupa e mi rallegro che sia così. Che non chiedo niente
per loro perché lo Stato gli darà il necessario
per vivere ed educarsi.
Avrei molte altre cose da dire, a te e al nostro popolo, ma sento
che non sono necessarie: le parole non possono esprimere ciò
che vorrei e non vale la pena imbrattare altri fogli.
Fino alla vittoria sempre! Patria o morte!
Ti abbraccia con tutto il fervore rivoluzionario
Nicolás
Guillén 15/10/1967 (poeta nazionale cubano)
Salve Guevara !
Il migliore tutora dal profondo latinoamericano:
Aspettiamo. Partiremo con te.
Vogliamo morire per vivere come tu sei morto,
per vivere come tu vivi
Che Comandante,
amico
Non per taciuto sei il silenzio,
e non poiche ti brucino,
poichè ti dissimulino sotto terra,
poiche ti nascondino
in cimiteri, boschi, terre magre
impediranno che ti ritrovimo
Che Comandante,
amigo
Josè Marti (eroe nazionale cubano)
"Non c'e' che un mezzo per vivere
dopo morto:
essere stato un uomo di tutti i tempi
o un uomo del proprio tempo" |
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realizzato
da Alessandro Catalfio
- Fotografie di Guido Orlando
- Testi diario di Ariel e Milly |
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